Giotto (?) I diavoli di Arezzo. (Basilica Superiore di Assisi) |
Categoria: Michel de Certeau
Chiffonnier
Sklerocardia
G.L. Bernini, Apollo e Dafne (1622-25). Galleria Borghese, Roma |
Il prete funzionario
I pastori cattolici, che si situavano sul terreno delle istituzioni ecclesiastiche, effettuano nelle pratiche una selezione analoga a quella che l’esegesi colta compie nei testi: le “superstizioni” popolari ne vengono scacciate, rimandate a un passato inconfessabile, affinché sia evitato un “discredito per la religione”. Questi uomini, in fatti, sono innanzitutto dei “chierici”. Essi si distanziano in massa dalla cultura popolare, tollerando o ignorando ciò che non possono impedire. Diminuzione dei contatti tra i pastori e la popolazione; ritirarsi del clero in un discorso che è stato costruito nel XVII secolo come “riformista” ma che diventa il mezzo formale dei raggruppamenti sacerdotali; scomparsa quasi totale delle visite pastorali. Questi preti sono cambiati da una lenta trasformazione che tuttavia rimane segreta o marginale. Il contenuto del discorso e l’atto del parlare si pongono fuori, estranei l’uno rispetto all’altro come il testo e l’autore: quando c’è enunciazione, l’enunciato mente; quando l’enunciato dice il vero, non c’è più enunciazione.
(M. de Certeau, La scrittura della Storia, “L’ermeneutica clericale”)
(Ridicule, 1996. Patrice Lecomte)
Luder
“Nella notte, una notte sola, il dio inferiore (Ariman) apparve… La sua parola echeggiava dinanzi alle finestre della mia camera da letto come una potente voce di basso… Ciò che veniva detto suonava in un modo che non era affatto amichevole; tutto sembrava architettato per incutermi timore e trepidazione e la parola essere immondo [Luder] si fece udire spesso, espressione assai frequente nella lingua fondamentale, allorché si trattava di far sentire la potenza e la collera di Dio all’uomo che Egli intendeva annientare. Ma tutto ciò che veniva detto era sincero, nessuna frase imparata a memoria… Così l’impressione che dominava essenzialmente in me non era la paura, ma l’ammirazione dinanzi alla grandiosità e al sublime; perciò, nonostante gli insulti presenti nelle parole, l’effetto che produssero sui miei nervi fu benefico…”. (P. Schreber, Denkwürdigkeiten. )
Come ricorda François Dosse nella sua biografia di Michel de Certeau, la pazzia che inonda Paul Schreber ha come asse la parola luder che ha un ampio campo semantico che va da “puttana” a “carogna”, passando per “scapestrato”, “poveraccio”, “mascalzone”. Non si tratta solo della pazzia di Schreber nello sforzo di dare un significato e una traduzione alla voce divina che così lo nominava. Il significato di luder, come lo ricorda lo stesso Certeau, “esprime la condizione e l’efetto del credere alla parola allorché ció funziona como identificazione o salvezza. Non si tratta tuttavia di un caso speciale di follia. Si tratta di una follia ‘generale’. Essa appartiene a qualunque istituzione che garantisca un linguaggio di senso, di diritto o di verità.” (M. de Certeau, Storia e psicoanalisi, p. 198)